venerdì 22 luglio 2016

RECENSIONE - Un delitto da dimenticare - A. Indridason

Hello!

Tutti noi lettori abbiamo i nostri "amori letterari", personaggi e storie che ci sono care, a cui siamo legati nel tempo e nelle quali non ci stanchiamo di perderci, ancora e ancora. Alcune volte sono anche le ambientazioni che ci legano particolarmente a un autore e alle sue creazioni, com'è il caso del libro di cui vi parlo oggi...

RECENSIONE
UN DELITTO DA DIMENTICARE
Arnaldur Indridason

 TRAMA Islanda, fine anni Settanta. Una donna è immersa nelle acque di uno dei laghi di Svartsengi, nei pressi di una centrale geotermica, e trova accidentalmente il cadavere di un uomo. Incidente? Suicidio? L’autopsia rivela che la vittima potrebbe essere caduta da una grande altezza, e anche che potrebbe essere collegata alla vicina base militare americana. Erlendur, giovane detective, e il suo capo Marion Briem decidono di seguire questa pista, scontrandosi però da subito con un muro di ostilità e diffidenza. Perché gli americani si ritengono superiori agli islandesi, da loro considerati poco più che selvaggi, e non intendono accettare intrusioni, nemmeno da parte della polizia. Aiutati solo da Caroline, un sergente di colore che ben conosce la discriminazione razziale, Erlendur e Marion indagano, rovistando nelle pieghe nascoste della base militare. Forse la vittima ha visto qualcosa di troppo e per questo è stata brutalmente uccisa. Ma la verità è molto diversa… Erlendur, intanto, sta anche indagando per proprio conto su un cold case di venticinque anni prima: una ragazza svanita nel nulla in uno dei quartieri più poveri e miserabili della Reykjavík del tempo, il cui destino il giovane detective sembra aver preso a cuore spinto dall’ossessione – che non lo abbandonerà più – per i casi irrisolti di persone scomparse.

Un vento tagliente spazzava la Midnesheidi. Veniva dall'altopiano settentrionale, attraversava il mare agitato della baia di Faxafloi e risaliva la brughiera, gelido e pungente. Soffiava forte sulle distese di ghiaia e sulle creste rocciose e spruzzava veli di neve sulla bassa vegetazione che a malapena spuntava dal pietrisco, striminzita e soffocata. Inermi davanti al mare aperto e al vento del Nord, le piante dovevano lottare strenuamente per la sopravvivenza. Nella brughiera resistevano solo le più robuste. Il vento fischiava intorno allo steccato piantato nella terra brulla a delimitare l'area della base militare, colpendo le pareti dell'hangar che sorgeva nel punto più elevato. Le folate investivano la struttura con violenza, come se quell'enorme ostacolo neppure esistesse, poi proseguivano la loro corsa verso il buio.

E subito siamo trasportati nelle gelide e desolate brughiere islandesi, insieme al commissario Erlendur Sveinsson, ai suoi "occhi tristi", alla sua malinconia e alla sua ossessione per i casi di persone scomparse. Il personaggio di Erlendur ha visto la luce in Islanda quasi vent'anni fa, ed è arrivato in Italia nel 2000 con il volume "Sotto la città", libro di cui mi sono innamorata (trovate qui la mia "minirecensione"). Da allora, appena esce un nuovo romanzo con protagonista il commissario di Reykiavik, mi immergo di nuovo nelle magnifiche atmosfere create dallo scrittore Indridason, felice di ritrovare le ambientazioni islandesi che mi sono così care dopo il viaggio che nell'isola facemmo mio marito ed io ormai troppi anni fa.

L'Islanda è un paese strano, abitato da poche persone, pieno di pecore, fredde brughiere, innumerevoli cascate, vulcani e ghiacciai. Un posto inospitale, duro, che mette alla prova e forgia i caratteri, dove la natura spesso sconfigge i pochi coraggiosi che si illudono di poterla piegare. I romanzi di Indridason riflettono tutto questo, e questo non fa eccezione: cupo, freddo, ma con un cuore di fuoco che palpita sotto una coltre di ghiaccio, così come i sentimenti umani, la rabbia, la passione e la vendetta, vibrano sotto la superficie di persone schive e solitarie.

In questo libro, troviamo un giovanissimo Erlendur, appena entrato in polizia, alle dipendenze della sua mentore Marion Brem. Dopo averci raccontato alcuni casi del poliziotto in età già matura, infatti, negli ultimi volumi Indridason ha cominciato a raccontarci la sua giovinezza, per aprirci spiragli sul suo passato tormentato e permetterci di capire un po' meglio i fantasmi che lo accompagnano. Ma, che siano ambientati nel passato o nel presente del commissario, nessun libro con protagonista Erlendur è un thriller mozzafiato, con continui colpi di scena e inseguimenti mozzafiato: sono invece storie lente, profonde, di indagine psicologica dell'animo umano. Anche in questo "episodio", sono due i casi che Erlendur e Marion seguono in parallelo: il primo è un'indagine ambientata nel loro presente, ossia negli anni settanta, e ci permette di gettare uno sguardo su un passato appena passato per noi, in cui gli statunitensi si stavano stabilendo nella base militare sull'isola per fissare un avamposto in Europa. Un delitto minaccia di incrinare i già fragili rapporti tra gli americani e le autorità islandesi, e le indagini sono affidate a Marion Brem e al suo vice, Erlendur Sveinsson. Che però è distratto, ha la mente altrove, perché contemporaneamente decide, senza un vero perché, di indagare su un "cold case": una ragazza, misteriosamente scomparsa più di venticinque anni prima e mai più ritrovata. La morte del padre della ragazza lascia in vita solo una vecchia zia, fra poco nessuno si ricorderà più della giovane e bella Dagbjort, e questo fa scattare qualcosa nella mente di Erlendur, che vuole a tutti i costi trovare una risposta a tutti gli interrogativi relativi a quella sparizione.

Erlendur è infatti ossessionato dai casi di persone scomparse, da quando, giovanissimi, lui e il fratello si persero in una tormenta di neve. Lui si salvò, il fratellino non venne mai più ritrovato, e da allora Erlendur non riesce a trovare pace, è preda di una maliconia del vivere, di una tristezza profonda, che lo porta a scandagliare nell'animo degli uomini e delle donne che incontra, alla ricerca di misteri e abissi inconfessabili, forse per non dover guardare in fondo al suo abisso personale.
E' un personaggio profondo, intenso, doloroso ma allo stesso tempo misurato, e così reale da sentirlo vicino durante la lettura.I delitti, i misteri si risolvono, ma il finale non è consolatorio, la vita non torna a sorridere, le cicatrici, quando sono profonde, fanno sempre male.

La serie del commissario Erlendur Sveinsson pubblicata in Italia è così composta:


2000 - Sotto la città, Guanda 2005
2001 - La signora in verde, Guanda 2006
2002 - La voce, Guanda 2008
2004 - Un corpo nel lago, Guanda 2009
2005 - Un grande gelo, Guanda 2010
2007 - Un caso archiviato, Guanda 2010
2008 - Un doppio sospetto, Guanda 2011
2009 - Cielo Nero, Guanda 2012
2010 - Le abitudini delle volpi, Guanda 2013
2011 - Sfida cruciale, Guanda 2013
2012 - Le Notti di ReykjavíK, Guanda 2014
2014 - Un delitto da dimenticare, Guanda 2016

Cheers,
Eva

1 commento:

  1. Ho letto un libro di questo autore, ma ho fatto fatica a rapportarmi con la terribile tristezza del protagonista. Comunque lo ricordo molto ben scritto.
    un saluto da Lea

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